Fino a qualche settimana fa, non mi ero accorto che sulle pagelle delle elementari il SEI venisse trascritto SEX. Lo so, il numero sei in latino si scrive sex..ma allora perchè sette non è septem? oppure otto non è octo e così via? Qualcuno poi mi ha detto che si tratta di un acuto stratagemma per evitare che gli alunni possano facilmente ritoccare un sei, trasformandolo in sette.  Il che, me la dice lunga sulla malizia dei bambini tra i 6 e i 10 anni quanto sulla fiducia che il Ministero dell’Istruzione ripone  nei nostri figli e nella sua (del Ministero) capacità di educarli alla difficile virtù che è l’onestà. Resta il fatto che in un mondo globale, sempre più connesso, digitalizzato ed anglofono (per motivi di internazionalizzazione), trovo che la parola SEX sia più evocativa di Pamela Anderson che di Marco Tullio Cicerone.  Capisco le nostre origini latine..ma penso che una lingua dovrebbe essere utilizzata come strumento di comunicazione convenzionale nella misura in cui fosse condivisibile dai destinatari. Avrei trovato più consono e meno equivocabile un bel SIX, parola inglese di uso comune italiano  quanto l’e-mail, l’happy hour, il brunch, lo shopping: molto meno dell’addendum, del fluctus, del gymnasium e dello stesso sexus.

Ma se in una società come quella attuale le istituzioni  comunicano con cittadini utilizzando un linguaggio per cui “l’immondizia si conferisce” ai cassonetti mentre il biglietto si “oblitera” nell’apposita obliteratrice, è normale che a qualcuno possa venire in mente di ricorrere al latino per scoraggiare un’intera futura generazione di falsari.