La normalità non esiste,
si tratta di un’idea soggettiva, una personale interpretazione di quella che chiamiamo realtà. Voler tornare alla normalità significa voler tornare a un passato negando che il futuro possa essere migliore soltanto perché non ci piace il presente. Ma nessuno si chiede cosa ci stia insegnando questo presente, nessuno lo vuole analizzare per progettare un futuro diverso, che possa essere migliore di oggi e di ieri. Perché non ci si chiede come siamo arrivati a tutto questo? Perché dovremmo prenderci una quota pro capite di responsabilità per il buco dell’ozono, per lo scioglimento dei ghiacci, per la deforestazione e mille altre calamità umane che hanno costretto un pianeta agonizzante a reagire al più distruttivo dei virus: l’uomo. Ora abbiamo due possibilità: uscire da questa pandemia e ricominciare a devastare il nostro habitat come facevamo normalmente, oppure impegnarci per costruire un mondo più rispettoso di se stesso, in cui il prosperare non passi necessariamente sulla pelle del prossimo. Abbiamo sempre affermato quanto il carattere distintivo della nostra specie fosse l’intelligenza: chissà se il covid-19 ci darà tempo e modo di imparare la lezione per costruire una nuova coscienza, meno arrogante e diversamente normale.
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