Il primo principio della comunicazione dice che “è impossibile non comunicare”: poiché ogni comportamento comunica qualcosa e viceversa, l’intenzione stessa di non comunicare , esprimendosi attraverso un atteggiamento di “chiusura”, finisce per comunicare inevitabilmente suo malgrado.
Quindi comunicare è insito nella nostra natura: che ci piaccia o no, siamo animali relazionali destinati a interagire dal primo all’ultimo momento della nostra vita senza alcuna soluzione di continuità. Alcuni studi antropologici sostengono che la sproporzione della testa e degli occhi nei neonati, molto più grandi che negli adulti, serva a comunicare una richiesta di attenzione e compassione verso la madre, proprio per supplire alla carenza di un linguaggio verbale strutturato: insomma la natura ci ha programmati per comunicare in ogni modo. E qui arriva il paradosso perché, nessuno più dell’essere umano è portato per fraintendere ed equivocare il comportamento dei propri simili. Non di rado capita di vedere persone discutere tra di loro senza ascoltare: per qualche atavico motivo, alla necessità poco sentita di comprendersi, prevale l’obbiettivo di avere ragione, riducendo il dialogo a una sommaria e accesa discussione in cui ciascuno è focalizzato sulla propria incontrovertibile posizione che inconsapevolmente allontana da qualunque cosa fosse l’obiettivo originario del parlarsi.
Non a caso, tra le esigenze che mi vengono rappresentate dalle Imprese, c’è sempre più spesso la Comunicazione efficace.
Le aziende hanno finalmente compreso che per essere animali relazionali, siamo assai bizzarri, con questo potenziale inespresso che spesso causa incomprensioni, tensioni e dissapori in ogni ambito, dall’aziendale al familiare, passando per altre mille circostanze quotidiane. Così si rivolgono agli esperti di comunicazione, per migliorare la capacità di capirsi con il prossimo, affinché i rapporti con i colleghi, i clienti e i fornitori, possano diventare vantaggiosi, produttivi, proficui, addirittura piacevoli. E credetemi, si tratta di un vero benefit, perché quelli che si esercitano con impegno per acquisire una maggiore padronanza della comunicazione, ne traggono beneficio in ogni relazione interpersonale.
Si comincia con il mettere in discussione il proprio concetto di comunicazione, per poi scoprire e comprendere i segreti del come sia possibile interloquire con maggiore consapevolezza: per esempio scoprendo che il linguaggio verbale ha un’efficacia del 7%, contro il 55% del non verbale, ovvero postura, gestualità, espressione del viso, etc.
Si sperimenta la psicogeografia, attraverso la quale si comprende come la posizione specifica di un individuo rispetto a un contesto sia capace di influenzare in modo prevedibile il comportamento di altri soggetti (ovviamente presenti nel medesimo contesto).
Il successo di una trattativa dipende per il 20% da ciò che sappiamo e per l’80% da come lo esponiamo: ne consegue che la Comunicazione efficace sia un modulo formativo molto richiesto dalle reti commerciali, sebbene le aziende più lungimiranti tendano ad estendere questo privilegio anche ad altri settori, come per esempio l’Ufficio Acquisti o l’Assistenza Clienti. Poi ci sono i più illuminati: come l’incubatore d’impresa CLAPPPPP, che mi ha chiesto di intervenire su tutto lo staff, compreso il personale delle Start Up incubate; oppure la Facoltà di Economia dell’Università di Catania, che mi ha invitato a parlare del ruolo del Business Coach nelle Startup, a un gruppo di studenti che stavano lavorando a una serie di progetti imprenditoriali per lo sviluppo del turismo in Sicilia. Quest’ultimo caso è stato molto utile per dimostrare e prendere coscienza di quanto una buona capacità di esposizione possa influenzare, in senso migliorativo o peggiorativo, la percezione del progetto da parte dell’auditorio. E’ interessante notare quanto anche il mondo accademico stia evolvendo verso una maggiore attenzione alle capacità di relazione interpersonale, di esposizione e di “public speaking”: è il segno che finalmente qualcosa d’importante sta cominciando a muoversi dal basso, dalla base da cui cresceranno i futuri manager e imprenditori. Ancora più interessante è stato vedere un’accademia aprirsi verso l’esterno per accogliere un relatore poco convenzionale come me, per condividere le aspettative di un’aula, fatta di giovani potenziali Startupper, con il sogno di dare voce, dignità e soprattutto prospettive alla propria terra.
Ho avuto la percezione che forse è proprio da qui che risorgeremo dalla devastante crisi economica: da questa generazione di giovani brillanti Startupper, cresciuti con la voglia di costruire cose nuove con le proprie idee, le proprie forze e l’entusiasmo di chi non aspetta un concorso per cambiare il mondo.
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