Month: settembre 2010

Provare a vincere

Mettiamo subito in chiaro una cosa: “provare a vincere” è una contraddizione in termini.

Per permettersi il lusso di ambire a un obiettivo così importante (vincere per vincere) è necessario premunirsi di una congrua dose di autodeterminazione, quanto basta per non prendere minimamente in considerazione l’eventualità che le cose che stiamo per determinare non accadano.

Neuro-linguisticamente parlando, il termine “provare” reca in sé, implicitamente, la possibilità che una determinata cosa che auspichiamo avvenga, possa anche non accadere: tutto questo può anche essere vero ex post, ma non di certo ex ante..e comunque non di certo nella testa di chi ha deciso di mettersi in gioco per ottenere il massimo; insomma, concedersi delle probabilità di successo significa implicitamente accettare anche delle probabilità di insuccesso…distrazione mentale che è distonica rispetto all’obiettivo.

E allora, chi mai dovrebbe scommettere sul nostro inevitabile trionfo se noi stessi per primi lo consideriamo soltanto probabile ??  Senza contare che, se è probabile, può essere altrettanto improbabile..

Nella testa di un campione, l’incertezza non è contemplata: vincere è l’unica opzione possibile; nella testa di un campione il podio ha soltanto uno scalino con il suo nome scolpito in carattere gotico a lettere dorate. Una volta acquisita, pensare da vincenti è un’attitudine mentale che rappresenta una risorsa straordinaria in ogni circostanza quotidiana, dentro e fuori dallo sport: una virtù capace di renderci reattivi e propositivi di fronte a qualsiasi evenienza prevista o imprevista; è la capacità di saper concertare strategie ed azioni sempre orientate a colpire il bersaglio, indipendentemente dalla sua posizione e distanza.

Naturalmente quando parliamo di un Campione, ci riferiamo a qualcuno che ha già appreso la dolorosa e difficile arte di saper perdere: parliamo dell’apprendimento di una virtù che si chiama umiltà; dell’imparare a comprendere i propri sbagli per costruirvi sopra le future strategie vincenti. Parliamo di dedizione, perseveranza, sacrificio, in nome di un sogno che si vuole, fortissimamente, a tutti i costi concretizzare.  In questo il Campione si pone in evidenza sugli altri: perché la sua determinazione permane quando gli altri vacillano, la sua mente resta forte e lucida anche quando il fisico è più debole, affinché ogni più piccola risorsa disponibile sia reclutata con il massimo impegno per il raggiungimento del massimo risultato possibile.

Per vincere, allenarsi non è solo questione di quantità ma soprattutto di qualità: per un atleta vincente , la concentrazione che precede il gesto atletico è sacra e indispensabile per la perfetta esecuzione tecnica.

Ovviamente, vincere non è un concetto assoluto: qualunque esso sia,  la vittoria è il raggiungimento di un obiettivo specifico che ci proponiamo di raggiungere: se il 50° posto del ranking di un determinato sport rappresentasse (in un determinato momento) il nostro reale potenziale esprimibile, piazzarsi al 57° posto non rappresenterebbe certo un successo; da quel maledetto 57° posto osserveremmo che qualcun altro è comodamente seduto sulla nostra poltrona n° 50, per nostra e soltanto nostra gentile concessione; dovremmo pensare che se lui è seduto lì, dove avremmo dovuto essere seduti noi, non è per suo merito perché è stato molto bravo, ma perché noi non lo siamo stati abbastanza. Ed allora, andarci a prendere quello che ci spetta dovrà essere la nostra principale ragione di vita (in termini agonistici ovviamente), fino a quando avere conquistato la 50a posizione del ranking avrà voluto dire avere vinto, avendo centrato il massimo risultato raggiungibile alla nostra portata

E poiché la vittoria ha un sapore che tende a sfumare presto, lavorare per andare oltre, sarà l’unico modo per ravvivarne il gusto..

Certamente per mettere in pratica tutto questo e determinare quello che si chiama “vantaggio competitivo”, ci sono tanti piccoli segreti che in questa sede non posso certo svelare.. Tuttavia,  una cosa è certa:

per “provare”, esistono gli allenamenti: le gare, servono solo per “vincere”. Inevitabilmente.

Rabbia, paura ed autocontrollo

Avere autocontrollo significa possedere una grande virtù, estremamente utile per affrontare e gestire adeguatamente i momenti più difficili.

Quello che è importante capire è che tale virtù non è necessariamente un dono di nascita ma un’attitudine che può essere studiata, desiderata, appresa e sviluppata.

Innanzi tutto sfatiamo il mito che vuole descrivere coloro che possiedono un grande autocontrollo, persone senza paura e prive di sentimenti negativi: a cosa servirebbe allora avere autocontrollo se non ci fosse nulla da tenere sotto controllo? Che bisogno avremmo di gestire la paura se ne fossimo privi a prescindere?

Ecco che allora chiunque fosse portatore di grande autocontrollo, sarebbe certamente una persona che avrebbe largamente sperimentato cose come la “paura vera” , come pure altri poco nobili sentimenti quali l’odio e la rabbia..

Tutto questo accade perché la natura ce lo impone: esiste il giorno e la notte, il caldo ed il freddo, il bello ed il brutto, il giusto e lo sbagliato..tutta la nostra vita si svolge a cavallo di fattori diametralmente opposti e differenti, con i quali tentiamo quotidianamente di stabilire un equilibrio, che sia congruente con i nostri valori, la nostra identità, le nostre ambizioni.

Sentimenti apparentemente negativi come la rabbia o la paura, hanno l’importantissima funzione di comunicarci dei messaggi che potrebbero rivelarsi vitali per la nostra sopravvivenza: è grazie alla paura di perdere i nostri figli che siamo premurosi e vigili; ed è imparando ad autocontrollarci che evitiamo di sconfinare in comportamenti eccessivi, ossessivi e controproducenti, che finirebbero per trasmettere incertezza, instabilità e timore di ogni minima cosa. La rabbia invece, talvolta ci aiuta a scoprire quanto una cosa fosse veramente importante per noi, rendendoci più consapevoli delle nostre fragilità ma anche della nostra determinazione a diventare più forti.

Per questo, imparare la difficile arte del gestire convenientemente le proprie emozioni, è fondamentale per crescere, maturare e rafforzarsi in modo sano e virtuoso.

Risolvere civilmente un conflitto interpersonale, affrontare efficientemente un compito in classe, scattare al momento giusto dai blocchi di partenza dei 100mt piani, frenare l’impulso di strangolare la suocera, sono solo alcune delle migliaia di azioni che ogni giorno tentiamo di  gestire responsabilmente e comunque nel nostro interesse. Non a caso, la prima cosa da imparare a fare per acquisire il controllo delle nostre azioni è chiedersi sempre quali benefici ci porterà ciò che stiamo per fare e se sia la cosa più giusta per noi: domandarsi se non ci siano altre possibili opzioni più compatibili con i nostri interessi; tentare di esplorare le possibili conseguenze per valutarne l’impatto sul presente e nel futuro; infine agire nella modalità che abbiamo individuato come più opportuna per le circostanze.

Ovviamente quando siamo in condizioni di stress tutto questo andrebbe elaborato in pochi istanti..ma come ho detto, l’autocontrollo è qualcosa alla quale occorre educarsi (o essere educati) affinché diventi parte del nostro patrimonio comportamentale più spontaneo.

Come la PNL insegna, a volte può essere utile ispirarsi a qualcuno che conosciamo ed al quale attribuiamo determinate doti, in modo da riprodurre quel determinato comportamento che consideriamo vincente per affrontare una determinata circostanza (per la quale riteniamo di non avere abbastanza risorse per uscirne bene).

Personalmente, vengo da una famiglia in cui l’autocontrollo era un pilastro fondamentale dell’educazione, con il quale coincidevano anche dei valori importanti come la giustizia e la non violenza: “se pensi di essere nel giusto, per quale ragione devi dimostrarlo con un linguaggio violento che è tipico di chi non ha argomenti validi?”  Così, associare la calma con la “virtù dei forti” e la rabbia incontrollata con il tipico “comportamento da deboli”, può ulteriormente motivare il percorso di crescita verso la consapevole determinazione delle proprie azioni.

E a pensarci bene, anche una famosa pubblicità di pneumatici recitava: “la potenza è nulla senza il controllo”…

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