Come accennato nei post precedenti, ciascuno di noi agisce  in base alle convinzioni che ha maturato attraverso le proprie esperienze, cioè attraverso il proprio, personalissimo modo di percepire il mondo e l’altrettanto personalissimo modo che ha di rappresentarlo dentro di se. Insomma, attraverso il modo che abbiamo di percepire la vita che scorre, strutturiamo dentro di noi delle precise mappe con cui rappresentiamo il ns. vissuto, a cui facciamo riferimento per affrontare il futuro. Il che, sarebbe quasi perfetto se soltanto il mondo non cambiasse mai e se le nostre stesse esperienze fossero state acquisite da un punto di vista molto, molto oggettivo. Il fatto è che il mondo cambia in ogni istante mentre noi , in quanto individui, lo osserviamo sempre da un punto di vista molto, molto individuale… Per questa ragione mentre per alcuni di noi l’America è lontana, per altri si trova dietro l’angolo: per alcuni le auto tedesche sono le più solide mentre per altri sono uguali a tutte le altre e così via. Per questo la gente si confronta in eterne discussioni su quale sia la squadra di calcio migliore (nonostante l’esistenza di una classifica che dovrebbe esprimerlo in modo inequivocabile), o il cantante più bravo, o il mese migliore per andare in vacanza. Quindi le persone, quando si trovano di fronte ad un evento qualsiasi, si confrontano esprimendo spesso opinioni, se non addirittura giudizi, molto diversi tra loro. Poniamo che accada un incidente stradale ad un incrocio e lo abbiano visto 5 testimoni diversi che in quel momento si trovavano in cinque posizioni diverse, è molto probabile che racconteranno 5 versioni dei fatti piuttosto diverse, se non addirittura alcune molto discordanti: perché? Perché da 5 posizioni diverse la percezione dell’evento può essere molto diversa: l’angolazione e la distanza dalla quale osserviamo un oggetto può incidere molto sulla percezione del rumore, del colore, delle forme ect.  Quante volte avendo visto sul giornale la foto di una nuova auto ci siamo ricreduti dopo averla vista dal vero? Avremmo giurato che fosse stata molto più grande, o più piccola, o più slanciata: perché? Perché la fotografia del giornale ci offriva un’immagine da un’unica prospettiva: non potevamo guardarla girandogli intorno, allontanandoci per poi riavvicinarci, guardare da fuori come era fatta dentro, guardare da dentro come era fatta fuori, osservare l’effetto slanciato del cofano dalla suggestiva posizione del sedile di guida. La stessa cosa accade quando discutiamo con qualcuno: ci confrontiamo esclusivamente dal nostro personalissimo punto di vista senza considerare se possano mai essercene degli altri da cui ottenere una migliore visione d’insieme. Parliamo con tanta leggerezza della fame nel mondo ma tutto ciò che sappiamo di questo dramma lo dobbiamo a qualche fotogramma viso in TV o sui rotocalchi e di fatto la nostra esperienza si limita al classico languorino di metà mattina prima della pausa caffè con brioche: la nostra mappa della fame sono quegli imbarazzanti 5kg di troppo che  minacciano di vanificare la tanto temuta “prova costume” alle porte delle vacanze estive. E allora cosa dovremmo fare per avere una percezione più oggettiva, o meno limitata, degli eventi? La risposta è sapere ascoltare ed osservare da più posizioni percettive: La PNL distingue 3 diverse posizioni:

  1. la prima e la posizione dalla quale siamo abituati a recepire gli altri, ovvero dall’interno di noi stessi, direttamente verso il nostro interlocutore o l’evento che sta accadendo.
  2. la seconda posizione è quella che ci sforziamo di acquisire nel tentativo di sostituirci al nostro interlocutore mentre si confronta con noi, ovvero ciò che vedremmo o sentiremmo “se fossimo nei suoi panni”.  Attenzione però: mettersi nei panni di un altro, significa quanto meno considerare il suo carattere, cultura, personalità.. ovvero cercare di immedesimarsi in una mentalità diversa dalla nostra.
  3. la terza posizione è quella tipica di un osservatore esterno, rispetti a fatti e persone, in grado di vedere (ed ascoltare) i fatti come avverrebbe ad uno spettatore estraneo.

Un ottimo esercizio è rivivere nella nostra mente un particolare  evento che ci ha colpito,  ogni volta da una posizione percettiva diversa (1°, 2°, 3°).  Per esempio, una volta in cui da bambini nostra madre ci ha sgridato energicamente:

  1. sicuramente il ricordo riacceso dalla 1° posizione è quello che abbiamo conservato in profondità: facilmente accessibile quanto doloroso, in quanto lo rivediamo da una posizione che è fortemente associata all’evento;
  2. ma ci sorprenderà rivivere i fatti dai panni di nostra madre…magari ritrovandoci nelle vesti di una donna emotivamente scossa dalla perdita di sua madre: forse, concentrandoci riusciremmo a vivere la sua disperazione, a sentire il suo dolore, a percepire il suo tono di voce tremolante ed alterato, mentre sgrida quel bambino che non capisce le ragioni di tanta enfasi nel rimproverare un gesto non più grave di tanti altri precedenti..
  3. ed altrettanto sorprendente sarebbe rivedere tutto dalla “posizione dissociata” dello spettatore: quella da cui è ancora più facile vedere la paura di una donna fragile e spaventata, come pure lo smarrimento e la mortificazione di un bambino che piange perché non comprende le ragioni di tanta severità.

Eppure, da lassù il quadro è finalmente più chiaro: si possono leggere fin troppo bene le paure di una donna che ha scoperto quanto sia devastante perdere le proprie radici. Una donna che da quel giorno ha deciso che un figlio andrà cresciuto in fretta per il suo bene, affinché possa essere forte se il destino un giorno decidesse di recidere prematuramente anche le sue radici. Finalmente partendo da una sola prospettiva, transitando per le altre due posizioni percettive,  abbiamo ottenuto il quadro d’insieme, e possiamo vedere quanta premura e quanto amore ci siano stati dietro la severità con la quale abbiamo sempre pensato di essere stati cresciuti. Questo esercizio, ovviamente con l’assistenza di un professionista della PNL, in casi drammatici quello dell’esempio, ha il potere di cambiare sostanzialmente la nostra mappa degli eventi, permettendoci di ridefinirne il significato che per anni le avevamo attribuito: manterremo vivi gli stessi ricordi ma non più con effetti invasivi o traumatici, avendo sfumato tutte le sensazioni negative ed  esaltato al contempo tutti i valori positivi  che l’evento conteneva. Naturalmente, imparare ad interagire con gli altri tenendo conto del fatto che esistono sempre prospettive diverse da cui affrontare la quotidianità, è qualcosa che può aiutarci a cambiare molto il nostro modo di vivere: assolutamente in meglio.

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