Quante volte abbiamo elargito consigli dal profondo del cuore? E quanti altri ne abbiamo ricevuto con pari interesse e coinvolgimento? Erano tutti giusti? Hanno funzionato impeccabilmente?

Il problema è che anche quando conosciamo molto bene una persona, la consigliamo comunque facendo riferimento ai NOSTRI VALORI e CONVINZIONI, che ci derivano dalla nostra storia, cultura, educazione, carattere, mentalità. In altre parole, rispetto a qualsiasi evento siamo portati ad agire o interagire in base a come rappresentiamo lo stesso evento dentro di noi. La rappresentazione che strutturiamo dentro di noi rispetto ad un’esperienza, in PNL si chiama Mappa. Se non tocchiamo l’acqua fredda perché abbiamo fatto l’esperienza di scottarci con l’acqua bollente, significa che secondo la nostra mappa l’acqua è certamente qualcosa che scotta da cui prendere le distanze. Analogamente, ci sono milioni di esperienze che una volta vissute ci portano a generalizzare, categorizzare e sentenziare in modo inderogabile nei confronti di qualsiasi cosa. In questo modo “gli uomini sono tutti dei gran bastardi”, mentre “le donne sono tutte di facili costumi”; “i mussulmani sono tutti terroristi kamikaze” come “i siciliani sono tutti mafiosi che non hanno voglia di lavorare”. Questi assunti che noi chiamiamo luoghi comuni, sono spesso drammaticamente la vera mappa di riferimento che tanta gente usa nei confronti di altre persone. Tuttavia, per fortuna,  il mondo cambia…ma resta da vedere in quanti si accorgono del cambiamento per poterlo vivere oggettivamente per quello che ha determinato.

Per meglio comprendere l’importanza delle mappe mentali, userò la metafora dei navigatori satellitari tanto in voga tra gli automobilisti.

Come tutti sano il navigatore satellitare ha il compito di indicarci la strada, il percorso che ci porterà alla meta che abbiamo scelto. Talvolta capita che contrariamente all’indicazione non si possa procedere perché ci si trova di fronte ad un inaspettato segnale di “divieto d’accesso” che il navigatore non aveva considerato: perché ??

Semplicemente perché la mappa del navigatore non era aggiornata alla data in cui qualcuno aveva istallato il divieto. Ripeto: rispetto all’evento della istallazione del divieto d’accesso, la mappa non era stata aggiornata; il navigatore non poteva saperlo e quindi considerare un percorso alternativo.

Un automobilista avveduto, pertanto periodicamente aggiorna il software del navigatore affinché le mappe siano aggiornate rispetto ai cambiamenti più recenti.

Il nostro cervello funziona esattamente nello stesso modo: utilizza mappe ben precise per affrontare ogni “percorso di vita” ma se non si apre criticamente ad apprezzare i cambiamenti della vita stessa, affronterà quest’ultima con mappe obsolete ed inadeguate al prosieguo.

Ed ammesso che la nostra mappa fosse aggiornata quanto basta, non vuol dire che possa essere adeguata a consigliare il prossimo: sulla stessa carta, ci sono strade diverse per giungere allo stesso luogo; sceglierne una perché è più panoramica rispetto all’altra che è più breve, rispetto all’altra a pagamento, rispetto ad un’altra ancora perché c’è un ottimo ristorante, presuppone la conoscenza dei gusti, della fretta, delle condizioni economiche di chi deve viaggiare..e magari anche quelli dei suoi compagni di viaggio, che siano moglie, amici, ospiti di riguardo o altro.

Per questo, anche un buon amico da spesso un “ottimo consiglio sbagliato”..perché non sono le buone intenzioni e tanto meno l’affetto o l’interesse a determinare l’adeguatezza e la pertinenza di un buon consiglio.

Il Coaching queste cose le sa bene e per questo un Coach che si possa definire tale non elargisce mai consigli ma solo domande che stimolino il processo decisionale del suo assistito: un metodo che porta in modo naturale la persona a riflettere sulle proprie esigenze, inclinazioni, aspirazioni, e che la porta ad individuare le risorse interne per elaborare la risposta giusta per se stessa, a decidere ciò che ritiene più opportuno, coerentemente con i propri valori, la propria storia, i propri mezzi.

In definitiva, il Coaching è proprio una delle pochissime attività umane in cui rispondere ad una domanda con un’altra domanda, rappresenta la risposta giusta.

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