Capita spesso che mentre comunichiamo, inconsapevolmente ci sfugga il fine, la ragione, lo scopo che ci prefiggiamo di raggiungere e per il quale ci attiviamo inviando una moltitudine di messaggi nelle più disparate modalità.
Succede quindi che talvolta si cominci un discorso finendo in un altro, divagando fuori tema, finanche a dire cose che in certi casi non avremmo voluto pronunciare, mentre altre volte ci capita di dire cose in una forma poco congruente con ciò che avremmo voluto esprimere.
Ciò nonostante, anche con il massimo sforzo, è materialmente impossibile evitare di comunicare, tanto che anche restando in silenzio sarebbe fin troppo evidente che “comunicheremmo di non voler comunicare”..
Tutto ciò avviene perché Comunicare fa parte del nostro “sistema operativo” ed è pertanto qualcosa che non potremmo mai disattivare e tanto meno disinstallare.
Tuttavia, per quanto comunicare faccia parte dei comportamenti spontanei di cui il genere umano si avvale sin dal primo giorno di vita, è sorprendente come nella pratica quotidiana il nostro linguaggio si dimostri spesso inadeguato ai propri scopi.
La storia ci insegna che l’uomo, diffuso su tutto il pianeta in diverse etnie, si è sempre sforzato di costruire linguaggi convenzionali che potessero avere una univoca possibilità di lettura nell’ambito del proprio gruppo sociale: lo dimostrano la varietà di lingue parlate nelle diverse nazioni come il linguaggio gestuale di alcune tribù remote. In campo aziendale, sono andati man mano sviluppandosi linguaggi sempre più specifici e correlati alla necessità di adattarsi alla globalizzazione che le moderne tecnologie hanno favorito negli ultimi decenni. Così se i nostri padri guardando il calcio alla televisione hanno imparato a sostituire un calcio d’angolo con un corner, oggi i nostri figli navigando in internet si connettono, hanno poco campo, chattano con le emoticons mentre fanno downloading.
Evidentemente, esprimersi con qualunque linguaggio ha una sua valenza fin tanto che il suo codice è riconoscibile, fruibile e condiviso da tutti i membri del gruppo che lo utilizzano: diverso è quando questo viene impiegato per comunicare trasversalmente. Esempio: in un gruppo di cinque persone di cui solo quattro conoscono l’inglese, parlare questa lingua in presenza del quinto individuo significherebbe volerlo escludere, emarginare, mortificare, mentre usare deliberatamente solo l’italiano vorrebbe dire non solo evitare di discriminarlo ma anche di favorirne la condivisione rispetto a ciò di cui si parla.
La più recente formazione Universitaria e post, ha favorito la diffusione di nuovi linguaggi tecnici nonché un utilizzo più frequente dell’inglese quale lingua universale nell’ambito aziendale internazionale. Tuttavia, l’utilizzo dissennato di questi termini, è un fenomeno sempre più frequente tra coloro i quali, per ostentare o affermare verso gli altri una preparazione di alta qualità, si esprimono in un modo creativo quanto grottesco, mettendo in pericolo lo stesso patrimonio linguistico originario, l’italiano.
Questo fenomeno generalmente si manifesta con un uso spropositato ed inutile di termini inglesi, perlopiù storpiati in italiano: “scannerrizzami il foglio mentre mentre faccio il check store analizzando il display”…per questo lavoro ci vogliono ragazzi molto skillati che sappiano aggiornare la pipe line prima che ci si accorga di avere sbudgettato”…”siamo tutti molto committati”… ma sinceramente la peggiore che abbia sentito in vita mia è stata: “..mi hanno helpato..”
Queste forzature, che hanno sempre un perché e pertanto e comunque contengono un recondito messaggio, in alcune comunicazioni aziendali si esprimono in modo particolarmente contorto, apparentemente forbito ma del tutto privo di efficacia ed efficienza. Alcuni messaggi poi, si esprimono con modalità che tradiscono il significato del contenuto stesso e con esso l’identità dei destinatari reali rispetto a quelli apparenti.
Quello che segue è un esercizio che ho realizzato analizzando una comunicazione aziendale che la nuova Responsabile delle Risorse Umane (funzione da molti appellata H.R. perché “Human Resource” fa più fico) inviava a tutti i dipendenti di una piccola azienda, con un linguaggio molto più “tarato” sui vertici aziendali che leggevano in copia.
Il testo proviene da un documento originale dal quale ho debitamente omesso i nomi e date per rispetto della privacy e della dignità di chi lo ha scritto. Ad ogni brano, ho aggiunto la mia traduzione / interpretazione in italiano banale. Le mie considerazioni finali sono in fondo.
Oggetto: Presentazione progetto martedì xx febbraio xxxx
Martedì xx Marzo avrò il piacere di presentarvi, in modo istituzionale, il Progetto di consulenza sistemica focalizzato sull’Organizzazione e le Risorse umane, che è stato discusso e condiviso con i vertici aziendali e che vi vedrà densamente ed opportunamente coinvolti nel corso dell’anno.
Traduzione:
Martedì xx Marzo avrò il piacere di presentarvi ufficialmente il Progetto di consulenza che ho approntato per valorizzare il Vostro ruolo aziendale e migliorare l’organizzazione. Tale progetto largamente condiviso con Proprietà e vertici aziendali, Vi coinvolgerà progressivamente durante l’anno e sempre più intensamente.
La reale efficacia delle azioni previste dipenderanno in gran parte dal vostro commitment e dal necessario rapporto di fiducia e cooperazione che riusciremo ad implementare.
Traduzione:
Naturalmente l’efficacia di questa iniziativa dipenderà da come e da quanto vorrete approfittarne ma anche dalla qualità del rapporto che sapremo instaurare tra di noi.
Con qualcuno ho già avuto modo di scambiare qualche battuta e fornire brevi risposte chiarificative del ruolo che la consulenza esercita in una delicata, sfidante e “stressante” fase del ciclo vitale dell’Azienda, certamente non esustive della trasparente illustrazione degli obiettivi e – soprattutto – delle matodologie proposte.
Traduzione:
Con qualcuno di Voi ho già avuto il piacere di accennare informalmente ai benefici che la consulenza è in grado di portare in un contesto aziendale di crescita come quello che state vivendo.
Con questo incontro, mi propongo di chiarire a tutti in modo più strutturato ed esaustivo, come certe metodologie possano contribuire significativamente a migliorare il Vs. rendimento, quanto lo stesso clima aziendale.
Per mia formazione, convinzione e consuetudine, l’incontro non vuole perciò essere una formalità liturgica, ma è già esso stesso esplicativo dello specifico modus operandi della consulenza, laddove qualunque contributo e suggerimento, ogni dubbio e perplessità, sono vitali per lo svolfimento fluido e gratificante del mio/nostro lavoro.
Traduzione:
Per mia formazione e convinzione personale, ritenendo che il mio lavoro non possa prescindere da qualsiasi Vs. suggerimento, sensazione e necessità , strutturerò l’incontro aprendolo a qualsiasi Vs. richiesta o considerazione che vorrete manifestarmi per meglio comprendere ed organizzare le attività che svolgeremo nei prossimi mesi.
Voglio sinceramente ringraziare Tizio e Caio che sono diventati da subito un funzionale punto di riferimento e di supporto, indispensabili quando muovi i primi passi in una nuova realtà.
Traduzione:
Voglio sinceramente ringraziare Tizio e Caio per come hanno saputo assistermi nel difficile inserimento che qualsiasi consulente deve affrontare per integrarsi in un’azienda che lo ospita.
Alla presentazione sono invitate le persone che ricoprono il ruolo di primi riporti delle Direzioni; ovviamente, per le figure del commerciale dovremo “cogliere l’attimo” quando per routine lavorativa saranno in zona.
TIMING PREVISIONALE
Traduzione:
ORARIO PREVISTO
H.13,00-13,30 frugale “colazione al sacco” , di cui si farà carico Tizio
H. 13,00- 14,30 Presentazione del Progetto e feedback interattivo
Traduzione:
H. 13,00- 14,30 Presentazione del Progetto e Vs. preziosi commenti in merito a quanto esposto
Mie considerazioni finali:
Questo messaggio inviato ai colleghi dipendenti, è scritto con un linguaggio dedicato a ben altri / alti soggetti aziendali. In micro-aziende come quella in questione, vocaboli come “commitment” possono avere l’effetto di separare, isolare e discriminare persone semplici ma dall’impegno (commitment..) professionale senza limiti. Spaventare la gente per sottoporla ad un “feedback interattivo” nel contesto di una “consulenza sistemica” (come se fosse una T.A.C.) nel rispetto di un “timing previsionale”, trovo che sia antitetico a qualsiasi attività mirata alla crescita delle persone.
La mia opinione è che
scrivere ai Cinesi in inglese per far sapere agli Americani cosa gli dici può essere controproducente se poi il risultato dipenderà da cosa avranno capito i Cinesi.
…mentre un approccio più genuino e spontaneo sono certo che permetterebbe di conseguire quel livello di collaborazione e fiducia che lo scrivente auspicava. Il tenore, la qualità di un linguaggio dovrebbe sempre essere correlato con le caratteristiche di chi lo deve recepire affinchè il significato non venga trasceso, equivocato.
Dopo tutto, come sempre diciamo, il significato della comunicazione è sempre nella risposta che si riceve.. e sapersi adeguare all’interlocutore, oltre che una virtù, è un segno di rispetto
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